La Russia si lancia in un’iniziativa digitale ambiziosa, ma dai risvolti problematici per la privacy, dopo che il 24 giugno, il presidente Vladimir Putin ha firmato una legge che autorizza lo sviluppo di una nuova applicazione di messaggistica sostenuta dallo Stato.
Dietro a questa spinta verso un controllo statale centralizzato nel settore della messaggistica, si celano però profondi dubbi non solo sulla fattibilità tecnica ed economica di un progetto di tale portata, ma anche sulle sue implicazioni per i diritti e le libertà individuali. E sui rischi di disinformazione e cyber censura.
Indice degli argomenti
La messaggistica russa secondo Putin: gestita dallo Stato
L’obiettivo dichiarato è l’integrazione di servizi digitali governativi, finanziari e commerciali in un’unica piattaforma unificata.
Questa mossa è l’ultimo tassello di una strategia a lungo termine, quella della “sovranità digitale” di Mosca, volta a ridurre drasticamente la dipendenza da servizi e piattaforme tecnologiche straniere come WhatsApp e Telegram.
La necessità di questa autonomia tecnologica è diventata ancora più pressante, dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, che ha spinto molte aziende occidentali a lasciare il mercato russo, creando un vuoto che il Cremlino intende colmare con soluzioni interne.
Un’app di messaggistica gestita dallo Stato, per sua stessa natura, solleva questioni spinose riguardo alla privacy dei dati degli utenti e alla possibilità di sorveglianza.
Gli esperti si chiedono come potrà una piattaforma di questo tipo garantire la riservatezza delle comunicazioni, quando è soggetta al controllo diretto del governo. E quale sarà il reale margine di scelta per i cittadini, se l’alternativa straniera dovesse diventare meno accessibile o funzionale. Questo scenario suscita un timore concreto espresso dagli attivisti per i diritti digitali.
Sicurezza nazionale e controllo
dell’informazione
Putin vuole questa legge principalmente per due ragioni interconnesse: sicurezza nazionale e controllo dell’informazione.
Dotarsi di una propria infrastruttura digitale e di servizi “made in Russia” permette al Cremlino di minimizzare i rischi di interruzioni di servizio dovute a sanzioni o tensioni geopolitiche, garantendo la continuità operativa in qualsiasi scenario.
Allo stesso tempo, un’applicazione controllata dallo Stato offre una leva significativa per la gestione del flusso informativo interno, la lotta a quelle che vengono definite “fake news” (per difendere la propaganda) e, potenzialmente, per il monitoraggio delle attività online dei cittadini.
La possibilità di integrare servizi pubblici essenziali rende questa piattaforma non solo un mezzo di comunicazione, ma un vero e proprio “hub” per la vita digitale dei russi, consolidando ulteriormente il controllo statale sull’ecosistema online.
Sovranità digitale o controllo: le prime ombre sul progetto
La spinta verso una piena indipendenza tecnologica ha visto un’accelerazione significativa a seguito delle sanzioni imposte alla Russia.
Il governo russo sostiene che questa nuova app statale offrirà funzionalità innovative e uniche, superando le capacità di Telegram e WhatsApp, piattaforme da cui Mosca cerca di affrancarsi.
Tuttavia, questa ambizione di un controllo statale centralizzato nel settore della messaggistica solleva immediate e profonde preoccupazioni.
Critici e difensori dei diritti digitali sono allarmati dai potenziali rischi per la privacy e le (già compresse) libertà personali dei cittadini russi.
La questione centrale risiede nella natura del controllo statale su una piattaforma destinata a diventare un fulcro per la comunicazione e l’accesso ai servizi essenziali.
Sebbene l’intento dichiarato sia quello di creare un ambiente sicuro e affidabile, la storia russa di controllo sull’informazione e sorveglianza digitale alimenta i timori che questa app possa trasformarsi in uno strumento di monitoraggio.
Un segnale preoccupante in tal senso è stato lanciato da Mikhail Klimarev, direttore della Internet Protection Society, un rispettato gruppo russo per i diritti digitali.
Già all’inizio di questo mese, Klimarev ha affermato di aspettarsi che il governo russo possa ricorrere al rallentamento (throttling) delle velocità di WhatsApp e Telegram per incentivare gli utenti a migrare verso la nuova app statale.
Una tattica simile non sarebbe una novità per il Cremlino, che ha già dimostrato la volontà di manipolare il traffico internet per scopi politici o di controllo. Un precedente significativo è il blocco temporaneo di Telegram in Russia nel 2018 e le continue pressioni sulle piattaforme straniere per la localizzazione dei dati e la moderazione dei contenuti.
Il rischio per i cyber dissidenti
L’idea che la scelta di un’applicazione di messaggistica possa non essere più dettata solo dalle preferenze personali, ma influenzata da ostacoli tecnici imposti dal governo, è un campanello d’allarme per la libertà di comunicazione e l’accesso imparziale all’informazione.
I sostenitori della privacy temono che, una volta che gli utenti saranno costretti o fortemente incentivati a utilizzare l’app statale, i loro dati e le loro conversazioni potrebbero essere più facilmente accessibili alle autorità, senza adeguate garanzie legali o indipendenza giudiziaria.
La mancanza di trasparenza sulle modalità di protezione dei dati degli utenti e l’assenza di crittografia end-to-end per impostazione predefinita su alcune piattaforme russe sono già state oggetto di critiche in passato.
In questo contesto, emerge anche la preoccupazione che una sorveglianza più agevole delle comunicazioni possa avere un effetto “raggelante” sulla libertà di espressione e di organizzazione per i cittadini, specialmente per coloro che esprimono dissenso ed oggi rischiano il carcere.
Le reazioni dall’Europa: preoccupazioni per privacy e disinformazione
Sebbene non vi sia stata una reazione ufficiale specifica da parte dell’Unione Europea o dei singoli Stati membri direttamente alla firma di questa nuova legge, le posizioni e i principi europei consolidati in materia di diritti digitali e privacy suggeriscono una chiara linea di pensiero.
L’Europa ha in passato condannato fermamente leggi russe che imponevano la conservazione dei dati di comunicazione o l’inserimento di “backdoor” nelle app di messaggistica, considerandole violazioni dei diritti umani e del diritto alla privacy.
È quindi altamente probabile che un’app di Stato con potenziali capacità di sorveglianza solleverebbe le medesime preoccupazioni.
Il Dsa contro la disinformazione
L’Ue è anche attivamente impegnata nella lotta contro le campagne di disinformazione, molte delle quali sono state associate a fonti filorusse e diffuse tramite piattaforme online.
Normative europee come il Digital Services Act (Dsa) mirano a responsabilizzare le grandi piattaforme digitali per i contenuti che ospitano. Un’app di Stato russa, concepita per il controllo dell’informazione interna, sarebbe probabilmente vista con sospetto in questo contesto, data la potenziale strumentalizzazione per la propaganda o la censura.
Il modello russo, incentrato sul controllo statale diretto, si discosta totalmente dall’approccio europeo, che mira a bilanciare la sicurezza con le libertà individuali e la concorrenza nel mercato digitale.
Messaggistica unica di Stato: funzionalità e implicazioni della nuova legge
La legge firmata da Putin il 24 giugno non si limita a un generico “sviluppo” di un’app. Essa getta le basi per la creazione di un “unico messaggero di Stato” che avrà una portata e funzionalità ben più ampie rispetto a una semplice chat. L’obiettivo dichiarato è l’integrazione di servizi digitali statali, finanziari e commerciali in un’unica applicazione multifunzionale.
Il governo russo avrà il compito di designare l’organizzazione responsabile del lancio e della gestione di questo servizio, nonché dello sviluppo del programma per il suo utilizzo.
L’operatore incaricato dovrà soddisfare requisiti stringenti:
- entità giuridica russa con un sito web, un servizio o un programma che abbia già un pubblico di oltre 500.000 utenti russi al giorno. Questa condizione suggerisce che il governo potrebbe puntare su un’azienda già consolidata nel panorama digitale russo, come per esempio VK (il “Facebook russo”), per lo sviluppo dell’app. Tale risorsa dovrà anche consentire la pubblicità e l’utilizzo tramite applicazioni preinstallate sui dispositivi;
- diritto esclusivo sul programma, con la relativa iscrizione nel registro del software russo. Questo requisito è fondamentale per garantire l’indipendenza tecnologica del servizio e la sua sicurezza, evitando dipendenze da tecnologie straniere.
Funzionalità previste per diventare la WeChat russa
Le funzionalità previste dell’app, approvata da Sergei Boyarsky, capo della Commissione per la politica dell’informazione della Duma di Stato, mirano a semplificare la vita quotidiana dei cittadini russi, integrando diverse interazioni digitali in un unico punto di accesso:
- ID digitale permetterà ai cittadini di confermare la propria età alla cassa del supermercato, effettuare il check-in in hotel senza documenti cartacei, e persino fungere da tessera studentesca. Sarà utilizzabile per confermare identità, età o status preferenziale in situazioni quotidiane, sia online che di persona, semplicemente mostrando lo schermo del telefono. Questi documenti elettronici saranno equiparati a quelli cartacei, ma, aspetto cruciale, non potranno essere annullati;
- firma elettronica integrata con l’applicazione “Gosklyuchoy”: consentirà di firmare elettronicamente contratti, come quelli di locazione, acquisto/vendita di automobili o con operatori di telecomunicazioni, semplificando la burocrazia;
- chat scolastiche, centralizzeranno la comunicazione per i genitori, permettendo loro di ricevere informazioni su valutazioni e compiti, e di interagire con le istituzioni educative direttamente tramite l’app.
Secondo il Ministero dello Sviluppo Digitale, la registrazione al servizio avverrà tramite numero telefonico.
Prospettive future dell’app di messaggistica russa di Putin
La legge approvata non proibisce esplicitamente l’uso di servizi di messaggistica stranieri. Tuttavia, come ha spiegato Natalia Spitsyna, avvocato senior di Seven Hills Legal, sebbene l’iscrizione all’applicazione sarà inizialmente volontaria e i cittadini avranno la possibilità di continuare a utilizzare le app straniere, non si può escludere che, in futuro, l’uso di almeno alcune funzionalità diventi obbligatorio, spingendo di fatto gli utenti verso la piattaforma nazionale.
L’ispirazione per questo progetto sembra derivare da modelli di successo come WeChat in Cina, KakaoTalk in Corea del Sud o Zalo in Vietnam, che hanno saputo conquistare posizioni dominanti grazie a un ingresso tempestivo nel mercato e all’integrazione di una vasta gamma di servizi.
Mikhail Kopnin, direttore del dipartimento IT di DCLogic, ha avvertito che lo sviluppo di un messaggero nazionale competitivo è un compito a lungo termine, stimando almeno 3-5 anni per raggiungere una significativa popolarità e ancora più tempo per competere pienamente con WhatsApp e Telegram. Sarà cruciale attrarre creatori di contenuti, partner informativi e sponsor.
Il vero vantaggio competitivo del nuovo servizio risiederà nei suoi diritti di accesso esclusivi ai servizi statali digitali.
Questo aspetto potrebbe costringere, o quantomeno incentivare fortemente, i cittadini russi ad utilizzarlo per risolvere le loro attività quotidiane che richiedono la comunicazione con i servizi statali.
Come sottolineato da Viktor Sizov, co-fondatore dell’operatore logistico digitale versta.io, questi diritti esclusivi garantiranno un numero significativo di download, ma il vero successo dipenderà dall’offerta di servizi aggiuntivi convenienti, come quelli finanziari o per la comunicazione aziendale.
In futuro vedremo come questo progetto, ambizioso per rafforzare la sovranità digitale russa e con implicazioni controverse per la privacy, si evolverà nel tempo e quale impatto reale avrà sulla vita digitale dei russi.