Lo scorso 5 maggio, la Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica ha pubblicato il report 2024 relativo alla lotta alla pedopornografia online. Per quanto aberrante, è uno dei tanti cyber rischi a cui sono esposti i minori e, dopo una breve riflessione, abbiamo deciso di pubblicare i dati emersi dal rapporto per restituire ai genitori la misura dei pericoli che i propri figli possono correre online.
Dati che non vogliono creare allarmismi tra i genitori e che, al contrario, vogliono indurre alla riflessione. A seguire, proponiamo anche rimedi e accorgimenti affinché i giovanissimi possano usufruire dei vantaggi della rete in modo sicuro.
Ci coadiuva in questo compito Maria Rosaria Romano, Primo Dirigente, Direttore II Divisione del Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica.
Indice degli argomenti
I cyber rischi per i minori
Il rapporto entra nei meandri dei rischi e quindi offre uno spaccato della rete. Internet e il web non nascondono soltanto insidie e sono risorse preziose per la vita scolastica e culturale in genere, oltre a rappresentare strumenti rilevanti per la vita sociale di qualsiasi individuo.
Le minacce a sfondo sessuale ci sono e non possono essere ignorate. Come vedremo, i rimedi sono accessibili a tutti ma, la loro efficacia, è proporzionale alla volontà dei genitori di non demandare soltanto a terzi la sicurezza dei propri figli.
Partiamo dalla pedopornografia i cui numeri, ripresi dal grafico sotto, mostra un andamento da contestualizzare nello sforzo profuso dalle autorità per contrastarla.
I dati che spiccano sono relativi al numero di siti analizzati e, ancora più delle cifre degli arresti, merita attenzione l’attività di perquisizione.
Andiamo con ordine: nel corso del 2024 la Polizia Postale ha controllato 42.231 siti (circa il 50% in più rispetto ai 28.355 del 2023) oscurandone 2.775. Le attività investigative sono quindi capillari e danno origine a fatti concreti, come dimostrano i numeri delle perquisizioni (986), delle persone indagate (1.037) e i 147 arresti.
La seconda slide del grafico sopra (visibile cliccando sulla freccia in alto a sinistra) conferma che, anche durante il primo trimestre del 2025, le forze dell’ordine ottengono risultati di spessore in virtù delle attività di indagine.
Queste attività sono deterrenti per i criminali, ancorché insufficienti a eliminare del tutto i rischi a cui vengono esposti i minori online.
L’adescamento di minori online
I dati forniscono il quadro d’insieme ma, prima di creare allarmismi, devono essere contestualizzati, compito nel quale ci addentreremo più avanti.
I dati sopra – navigabili mediante il filtro dell’età posto in alto al centro – devono essere forieri di riflessioni: 430 casi di adescamento di minori online nel 2022, 353 nel 2023 e 374 nel 2024. Numeri che riguardano interamente gli under 16, con decine di adescamenti relativi a under 10. I genitori di bambini e ragazzi non possono pretendere che questi, da soli, riescano a fare leva su difese intellettuali e morali. Hanno bisogno di una guida.
I giovanissimi online
Bambini che ancora non hanno compiuto 10 anni lasciati a sé stessi con un dispositivo in mano. Un paradosso che Maria Rosaria Romano illustra così: “Sì, è un paradosso che dobbiamo affrontare con realismo. Lasciare un bambino sotto i 10 anni da solo online è come lasciarlo da solo in una città che non conosce. Non ha ancora gli strumenti per capire cosa è giusto, cosa è pericoloso, cosa è falso. Ma vietare non è la soluzione. Il punto è esserci: sedersi accanto, esplorare insieme, impostare limiti chiari, usare strumenti di controllo ma anche di dialogo. Il digitale può offrire esperienze belle anche ai più piccoli, ma serve una guida costante. La rete non può sostituire un ruolo educante che compete a tutti gli attori di una comunità: è un ambiente in cui i bambini hanno bisogno di essere accompagnati”.
Temi questi che vengono ripresi ovunque nel mondo anche grazie al Safer Internet Day che si celebra annualmente.
Il revenge porn e il ciberbullismo
Nel primo caso, come mostra il report della Polizia Postale, gli episodi sono poche decine ma questo non è sufficiente per abbassare la guardia.
Non di meno, il ciberbullismo è una pratica che si riscontra anche nelle chat di classe, terreni olistici nei quali proliferano le campagne denigratorie a danno di bersagli selezionati.
La supervisione dei genitori e degli insegnanti può fungere da arbitro super-partes capace di lenire gli effetti che queste campagne possono avere sulle vittime. Non si tratta di tenere sotto osservazione le chat, ma di garantire una presenza pronta a intervenire in caso di necessità.
Non si può demandare soltanto a chi produce servizi online il compito di farne luoghi sicuri. Infatti, nonostante social e piattaforme online mettano a disposizione filtri a vantaggio dei minori, le misure di prevenzione nascono offline, tra persone in carne e ossa: “I social stanno facendo passi avanti, da tempo stanno adottando delle policy interne a tutela dei minori e dei soggetti vulnerabili: privacy, gestione delle interazioni e dei commenti, strumenti, tra questi il parental control, per i genitori in tutto quello che concerne il mondo dei social. Ma pensare che questo basti da solo per mettere al sicuro bambini e ragazzi sarebbe un’illusione. Le piattaforme si stanno impegnando ma, da sole, non possono sostituire il ruolo attivo degli adulti. I sistemi di sicurezza funzionano meglio quando c’è collaborazione: tra famiglie, social media e istituzioni. Un genitore informato, che accompagna e guida i propri figli nel mondo digitale, è ancora la difesa più solida. Non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di viverla con consapevolezza. Tra i temi di estrema attualità c’è l’age verification, uno dei più urgenti: non deve essere considerata una barriera normativa stringente e limitativa ma una regola che garantisca un accesso ai contenuti appropriati ai minori fruitori”, sottolinea Maria Rosaria Romano.
L’evoluzione delle trappole digitali
Così come le tecniche usate dai criminal hacker evolvono costantemente, non si può credere che i pericoli per i minori siano statici e sempre prevedibili: “Le minacce non sono più solo quelle che conoscevamo – come l’adescamento – ma si stanno facendo più sottili a partire da quelle psicologiche ed educative. I bambini vengono coinvolti in giochi, sfide, contenuti virali spesso violenti. Alcuni a prima vista sembrano innocui, ma spesso contengono insidie quali truffe, furti di dati o anche esperienze emotivamente stressanti o contenuti eterogenei. Anche qui, la chiave è la consapevolezza. Prevenire non vuol dire solo bloccare: vuol dire anche aiutare i ragazzi a capire come funziona il mondo online, come difendersi, come riconoscere un rischio. Se gli adulti sono presenti, collaborano e sono consapevoli è possibile affrontare il rischio e contenerne gli effetti”, ribadisce Maria Rosaria Romano.
Cosa devono fare i genitori e i minori
I genitori devono agire su due fronti: il primo è l’esempio, il secondo è il dialogo con i figli. I minori invece non devono avere paura di chiedere aiuto agli adulti.
La Polizia Postale ha fornito un’infografica per i genitori con consigli utili da seguire e alcune semplici regole a cui attenersi.

Parallelamente, rivolgendosi ai minori, la Polizia Postale li invita al dialogo con gli adulti e alla minore condivisione di informazioni personali online.

Perché cedere all’allarmismo è controproducente
La cautela è sempre necessaria, così come lo sono la propensione all’ascolto e al dialogo. Come spiega Maria Rosaria Romano: “Parlare di pericoli online per i minori non deve destare preoccupazione e neanche essere fonte di panico se ci imbatte in situazioni che non si conoscono. Fortunatamente oggi gli strumenti esistono e ci sono anche specialisti che possono fornire aiuto, sostegno adeguato. I genitori non devono sentirsi soli: è un lavoro da fare insieme – scuola, famiglie, piattaforme, associazioni – ognuno con il proprio ruolo. È giusto preoccuparsi, ma non farsi bloccare dalla paura. Il messaggio deve essere: ‘Possiamo farcela, se ci muoviamo insieme’. Il digitale fa parte della vita dei nostri figli: dobbiamo esserci anche lì, come ci siamo nel mondo fisico. La Polizia di Stato, con la Polizia Postale, è presente sul territorio con 18 Centri operativi per la Sicurezza Cibernetica e 82 Sezioni. Una struttura che, con i suoi specialisti, nel più ampio e complesso scenario della sicurezza online, ha come obiettivo prioritario la tutela dei minori e delle vittime vulnerabili, con particolare riguardo all’attività di prevenzione. Seguiamo il nostro motto: #essercisempre che connota la nostra missione istituzionale”.
Conclusioni
La Polizia di Stato si spende anche nell’informazione e nella prevenzione e questo sta dando i suoi frutti: “Molte famiglie iniziano a essere più presenti e curiose, spesso e fortunatamente chiedono aiuto, si affidano non con poche ansie, a volte hanno timore di segnalare per preoccupazione di affrontare temi tanto complessi e che afferiscono a contesti personali. La paura rispetto a come fare, con chi parlarne, la sottovalutazione, il rifiuto dell’accorso e la gestione delle emozioni sono i temi più comuni che anticipano poi gli effetti della vittimizzazione secondaria che travolgono tutti e quasi tutti i coinvolti. Parlare, osservare, segnalare, affidarsi a esperti fa la differenza sempre, dal momento in cui si ha la percezione dei vari segnali, fino alla consapevolezza del fatto e del percorso da intraprendere.
Serve un cambio di passo: segnalare, chiedere informazioni, confrontarsi è un atto importante, un atto di responsabilità. Questo consente di intervenire tempestivamente e di fornire informazioni, supporto. Si possono utilizzare i diversi portali istituzionali della Polizia di Stato e tra questi quelli della Polizia Postale dove è possibile ritrovare tante utili informazioni, chiedere informazioni e supporto. E quando i genitori si sentono parte di una rete – con le scuole, con le associazioni, con i social stessi – tutto diventa più semplice. Proteggere i figli online è una sfida nuova, ma non impossibile. Basta non affrontarla da soli”, conclude Maria Rosaria Romano.